L’intelligenza artificiale viola il diritto d’autore?

Il 30 Ottobre 2023, il Giudice William H. Orrick del Distretto della California, con il suo Order, si è espresso in merito alla richiesta di archiviazione, avanzata da Stability AI contro il ricorso presentato da Sarah Andersen e altri autori, che accusavano la famosa società, a cui fa capo anche Midjourney, di violazione di copyright per avere copiato migliaia di opere da loro create.

Gli autori, nel loro ricorso, lamentavano la violazione di diverse norme e quindi chiedevano la condanna di Stability AI, Midjourney e altri, per contraffazione diretta, per contraffazione indiretta, ovvero realizzata tramite l’intervento di un terzo, per rimozione dei così detti CMI “copyright management information” che consistono nell’indicazione del nome dell’autore e degli attributi dell’opera, nonché per concorrenza sleale.

Il Giudice ha accolto tutte le domande, consentendo però agli autori di potere emendare le loro richieste, ma ha respinto la più importante, quella che aveva ad oggetto, appunto la violazione di copyright.

Questa decisione è stata letta da molti come una vittoria degli autori contro i produttori di intelligenza artificiale, ma non è proprio così.

Occorre precisare, prima di tutto, che questo provvedimento viene emesso in una fase preliminare del processo in cui il Giudice è chiamato a decidere sulla base degli atti e deve considerare vere le affermazioni del ricorrente, rispetto alle quali deve solo valutare se egli abbia fornito sufficienti indizi di credibilità. Quindi, non solo il giudizio non è definitivo, ma manca ancora una vera e propria istruttoria, ovvero la fase di raccolta delle prove necessarie a dimostrare la fondatezza delle ragioni delle parti.

L’Order del Giudice Orrik ha, quindi, come conseguenza non una condanna di Stability AI, ma soltanto l’affermazione che il processo si farà e che quindi nei prossimi mesi la discussione entrerà nel vivo.

Detto questo, ciò che è veramente importante evidenziare di fronte a questa decisione, è che essa è stata assunta sulla base di un’affermazione dei ricorrenti che sembra essere tecnicamente sbagliata e, non a caso, è dagli stessi contraddetta nell’ambito dei loro atti.

La premessa consiste nel fatto che il sistema di intelligenza artificiale, durante la fase di training, ovvero di addestramento, realizzerebbe delle “copie compresse” delle opere copiate sulla base delle quali, poi, l’utente ponendo specifiche domande al sistema potrebbe generare altre opere (gli output dell’AI) che, oltretutto, sarebbero delle opere derivate da quelle copie compresse.

Stability AI ha evidenziato come tutto questo non sia vero. Nel suo atto si legge:

«Stable Diffusion è stato addestrato su miliardi di immagini disponibili su Internet. Per essere chiari, addestrare un modello non significa copiare o memorizzare immagini per una distribuzione successiva. Infatti, Stable Diffusion non “memorizza” alcuna immagine. Piuttosto, l’addestramento comporta lo sviluppo e il perfezionamento di milioni di parametri che definiscono collettivamente – nel modo imparato – come appaiono le cose. Linee, colori, sfumature e altri attributi associati a innumerevoli soggetti e concetti. Lo scopo di ciò non è abilitare i modelli a riprodurre copie delle immagini di addestramento. Se qualcuno volesse copiare interamente immagini da Internet, ci sono metodi molto più semplici per farlo, compreso copia-incolla di un’immagine e forse l’uso di strumenti come Photoshop per modificarle. Inoltre, Stable Diffusion non è uno “strumento di collage”. Invece, Stable Diffusion consente agli utenti di creare immagini completamente nuove e uniche utilizzando semplici suggerimenti di parole. Come riconosciuto nello stesso ricorso avversario, “nessuna delle immagini generate da Stable Diffusion in risposta a un particolare suggerimento di testo è probabile che corrisponda strettamente a una specifica immagine dei dati di addestramento” . Quindi, se e quando questo Tribunale sarà costretto a esaminare nel merito qualsiasi pretesa di violazione del copyright lamentata dai ricorrenti, che coinvolge Stable Diffusion, Stability AI è fiduciosa che si possa giungere solo a una conclusione: Stability AI abilita la creazione; non è un violatore del copyright».

Questa affermazione non è stata tenuta in considerazione e approfondita, in questa fase del processo, per motivi di procedura, ma lo sarà nel corso del dibattimento.  Sarà molto interessante scoprire qualcosa di più sul funzionamento di questi sistemi che, tranne i loro sviluppatori, nessuno conosce a fondo.

Founder Turini Group
Avvocato IT&IP
Consulente Brevetti e Marchi

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